EMISSIONI DI GAS SERRA: L'IMPRONTA DI CARBONIO DEL CIBO CHE CONSUMIAMO
HOME/NEWS/Emissioni di gas serra: l'impronta di carbonio del cibo che consumiamo
Quanto inquina il cibo che consumiamo?
Il cibo che mangiamo è responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra (biossido di carbonio, metano e protossido di azoto) del Pianeta.
Questo dato sta portando ad una maggiore consapevolezza e ad un conseguente lento cambiamento delle abitudini al consumo.
In molti paesi europei, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, infatti, si comincia a discutere a favore dell’introduzione in etichetta del riferimento dell’impronta di carbonio di ciascun prodotto alimentare.
In particolare, la Danimarca ha stanziato 1.3 milioni di dollari per sviluppare delle proposte di etichette con valore di impronta di carbonio entro fine 2022, diventando di fatto una delle nazioni pioniere.
L’impronta di carbonio stabilisce quante sono state le emissioni di gas serra per produrre, trasportare e imballare un determinato alimento.
Se questo tipo di infografica venisse adottata in maniera massiva avremmo più chiaro quanto stiamo inquinando consumando quello specifico prodotto.
Di seguito classifichiamo gli alimenti e proviamo a capire quanto può impattare il nostro carrello della spesa sulle emissioni di carbonio.
Carne e pesce
Numerosi studi hanno dimostrato che produrre un chilogrammo di proteine animali richiede molta più terra, energia e acqua rispetto a produrre lo stesso peso di proteine vegetali.
Mangiare meno carne rossa, in particolare manzo e agnello, è particolarmente efficace per ridurre le emissioni, in quanto questi animali producono grandi quantità di metano, gas di breve durata ma estremamente potente.
L’alimento con più alte emissioni che possiamo consumare è la bistecca di filetto di manzo con 21 kg di anidride carbonica equivalente per kg di prodotto finito.
Anche il pesce non scherza, la pesca dei crostacei come gamberi e aragoste, ad esempio, utilizza un grande quantitativo di carburante e genera grandi emissioni rispetto alle dimensioni delle catture. Per chilo, i gamberi congelati sono responsabili di circa tre volte le emissioni delle bistecche di maiale.
Latticini e alternative
I prodotti lattiero-caseari hanno un'elevata impronta climatica, anche se tendono ad essere consumati in porzioni più piccole rispetto alla carne. Occorrono circa 10 litri di latte per produrre 1 kg di formaggio e le emissioni che ne derivano possono essere tre volte superiori a quelle necessarie per produrre 1 kg di pollo o di maiale.
Un sostituto del formaggio a base vegetale genera tra un terzo e un quinto delle emissioni di un formaggio prodotto con latte vaccino.
Le bevande a base di riso, avena e soia, invece, generano meno della metà delle emissioni rispetto al classico latte.
Tra i formaggi, il cheddar è quello che per la sua produzione genera più emissioni, ben 14.2 kg di anidride carbonica equivalente per kg di formaggio.
Dolci e snack
Gli snack della categoria lattiero-casearia come il cioccolato al latte o il gelato tendono ad avere impronte di carbonio più grandi rispetto agli snack a base di cereali o a base vegetale.
Uno studio dell’Università di Manchester mostra come il cioccolato sia tra i prodotti meno sostenibili dal punto di vista ambientale a causa di fattori come la deforestazione e le emissioni che vengono generate per la sua produzione o per il suo imballaggio.
Il cioccolato al latte produce circa 6 kg di anidride carbonica equivalente per kg di prodotto finito.
Frutta e verdura
Passando alla categoria ortofrutta le emissioni di gas serra si riducono in modo significativo. Sebbene i valori cambino tra un alimento e l’altro, le produzioni di vegetali e di frutta sono decisamente più rispettose dell’ambiente rispetto a carne o latticini.
Le emissioni di questo comparto non derivano, come si potrebbe pensare, dal trasporto. Ad esempio la maggior parte delle movimentazioni della frutta tropicale avvengono per via marittima, e sebbene le navi siano alimentati a combustibili fossili, sono molto più efficienti rispetto ai trasporti aerei.
Quello che realmente impatta di più sull’impronta di carbonio dei prodotti ortofrutticoli è la coltivazione mediante serre riscaldate.
L’alimento che inquina di più di questo comparto è il cetriolo con 2.2 kg di anidride carbonica equivalente per kg. Un numero comunque decisamente inferiore rispetto ai prodotti sopra elencati.
Tutti i dati riportati sono medie di riferimento e non si riferiscono a marchi o prodotti specifici, ci sono però utili per acquisire la consapevolezza dell’effetto che ha sul clima il cibo che consumiamo ogni giorno.
Noi di Macè pensiamo che non sia necessario eliminare del tutto gli alimenti che contribuiscono alle maggiori emissioni di gas serra ma siamo convinti che ridurne il consumo, sostituendoli con prodotti meno impattanti come ad esempio verdure, frutta o legumi gioverebbe certamente alla salute di tutti, ma soprattutto a quella del nostro Pianeta.